Era il 2 luglio 2013 e in un pigro e caldo pomeriggio, ispirato dalle notti bianche dello shopping della mia città, un tweet scivolò dalla tastiera come mille altri.
Una notte dedicata alla cultura e al turismo qui dentro. Organizziamola. Vale tutto: concerti, letture, teatro, video. La #nottebiancaTW
— insopportabile (@insopportabile) July 2, 2013
Un tweet che forse, se non fosse stato raccolto dal progetto innovativo di @invasionidigita, sarebbe finito risucchiato nella timeline dei tweet dimenticati.
Invece.
@insopportabile Ti scusiamo ma l'idea invece ci piace! Decidiamo la data? 😀 ^MM #NotteBiancaTW @katiasignorini
— Invasioni Digitali 🏛 (@InvasioniDigita) July 2, 2013
E nel giro di una settimana (si fece il 10 luglio) si organizzò e si fece la prima Notte Bianca su Twitter a cui ne seguirono altre due.
Un successo davvero clamoroso, una festa di racconto collettivo, di orgoglio territoriale e culturale, di rete.
Tanto che la politica e in particolare il Ministero preposto, fino ad allora abbastanza distante dai processi partecipati e collettivi, per la prima volta aderì.
Anche a #Orvieto #laculturanondormemai #nottebiancatw pic.twitter.com/tRGcQfE5rv
— Massimo Bray (@massimobray) July 10, 2013
Tre anni sono passati e queste cose sono impossibili da ripetere.
La rete in “soli” tre anni è cambiata profondamente. La presenza sempre più massiva di brand, giornalismo, politica da una parte e la consapevolezza dei nuovi soggetti nati in rete di avere un potere mediatico così rilevante ha trasformato quello che era un formidabile strumento per comunicare e modernizzare processi “analogici” in un supermercato di ego e prodotti.
La spontaneità, l’ingenuità, la voglia di provare a fare qualcosa di sperimentale e bello è stato sostituito da happening collettivi di discussione sulla cronaca quotidiana o da spot di gruppo pagati sottobanco per sembrare naturali.
L’attenzione è alta solo se c’è interesse, soprattutto economico. Alluvionati da mille stimoli sempre più ci concentriamo su quelli per i quali abbiamo un qualche ritorno. Si scrive per piacere, per incontrare il gusto degli altri, per monetizzare direttamente o indirettamente.
In questo caos le buone idee non vengono apprezzate ma spariscono se non dotate di finanziamenti, business plan o almeno sponsor con un bel pacchetto di follower.
Ecco, a me mette un po’ di magone. La sensazione è quella di ricordare quando si andava in motorino senza casco e la vita era più leggera e senza tante sovrastrutture.
Forse sono io che sto invecchiando (male) e guardo troppo indietro e poco avanti ma rimango convinto che la rete la facciano le persone e le loro idee. Non quanto queste rendano in termini economici o di riconoscibilità sociale.
Oggi una Notte Bianca Digitale sarebbe impossibile perché rappresenta una parentesi adolescenziale anacronistica in un mondo digitale ormai serio e professionale.
Però amo ricordare quel delirio di felicità nel vedere una nazione che per una notte ha amato raccontare se stessa e la sua bellezza senza altro fine che esserci insieme.